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Quando la “legge” non è dalla parte giusta…

Riceviamo e pubblichiamo un articolo pervenutoci in redazione da un nostro lettore.

“Quando la “legge” non è dalla parte giusta, resistere è un dovere, oltre che un diritto.
Santo Stefano Quisquina torna ad avere problemi col gestore privato dell’acqua. Ricordiamo che nel 2007 Girgenti Acque spa firmava una malaugurata convenzione con l’Ato per gestire il servizio idrico della nostra provincia. (Era lo stesso anno infausto in cui la multinazionale Nestlè riusciva ad insediarsi nel Parco della Quisquina per estrarre impunemente acqua minerale).

Com’è noto, la Girgenti Acque è controllata da un personaggio come Marco Campione che vanta non pochi problemi con la giustizia. Indicato da qualche pentito come “imprenditore mafioso”, secondo l’accusa avrebbe costruito l’ospedale “San Giovanni di Dio” di Agrigento con cemento impoverito e dopo una condanna per truffa continua ad amministrare in pieno conflitto d’interessi la Girgenti Acque; ha costruito dissalatori, facendo pagare in compenso agli agrigentini bollette salatissime e inquinando con i reflui l’acqua di San Leone (il cui lido è stato ribattezzato non per caso “Mare Lordum”). Questa “Premiata Ditta Campione”, dopo aver ricevuto in modo giuridicamente assai discutibile l’affidamento della gestione del servizio idrico, avendo accumulato un buco di 30 milioni di euro, versa ormai in una condizione fallimentare e disastrosa, oltre che di palese illegalità: è sfornita di certificazioni antimafia, non ha fondi da investire su impianti e servizi e viene contestata per una serie infinita di disservizi in tutta la provincia e per le sue bollette esorbitanti.

Ora, una simile società privata che non può certo avere le carte in regola per gestire alcunché, ha per giunta l’ardire di ingiungere, spalleggiata dal Presidente della Provincia e dell’ATO D’Orsi (degno personaggio delle “Iene”), il pagamento della cifra pari al suo debito ora ai sette Comuni del Consorzio Tre Sorgenti, ora ai 19 sindaci renitenti dell’agrigentino (fra cui “formalmente” anche il nostro). Come se non bastasse, tramite i suoi “amici” dei vertici dell’Mpa (oggi sotto processo per mafia) D’Orsi ottiene dalla Regione il commissariamento dei Comuni interessati che giustamente resistono ad oltranza alla consegna delle reti (sia pure in mezzo alle indegne tartuferie di alcuni amministratori locali)! Ma il paradosso e lo scandalo è che la Provincia e la Regione diffidano i Comuni e i sindaci che dicono no al privato, dopo che la volontà popolare si è già democraticamente espressa in modo schiacciante a favore della gestione pubblica a livello nazionale, confortata da una recente sentenza della Consulta, oltre che da una legge d’iniziativa popolare che dovrebbe essere approvata al più presto, se i signori onorevoli regionali intendono farci questa grazia.

Si ricordi poi che solo 10 dei 43 Comuni dell’agrigentino (quelli aderenti al Consorzio del Voltano) si sono associate, in un sistema di scatole cinesi pubblico-privato, con Girgenti Acque, e che la stessa Agrigento chiede la rescissione del contratto.

Allora, con quale ardire la Regione manda ancora un altro commissario ad acta per la consegna delle reti a Girgenti Acque, dopo che fra l’altro gli ATO non esistono più? E come mai la nostra amministrazione non ha ancora presentato il ricorso già deliberato contro quel Piano regionale che in pratica consegna quasi tutte le sorgenti del nostro bacino (compresa quella stefanese di capo Favara) nelle mani di Voltano-Girgenti?

Con quale coraggio il sindaco Leto Barone – che fino a ieri a sostenuto quelle forze politiche che ci hanno trascinato in questa situazione e che lascia da più di un anno e mezzo il suo paese senz’acqua potabile e senza notizie certe in merito – pensa di poter cavalcare la sacrosanta protesta popolare contro l’insediamento del commissario ad acta? E perché, invece di lavarsene di fatto le mani, non fa appello all’obiezione di coscienza dei propri funzionari e al diritto di resistenza dell’intera comunità cittadina? Due concetti forse troppo filosofici?”

LUIGI CAPITANO, del Comitato Civico di LIBERACQUA

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