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Ritratto Lorenzo Panepinto

Lorenzo Panepinto 111 anni dopo

La memoria

C’è una lapide di marmo a Santo Stefano Quisquina in via Lorenzo Panepinto con delle foglie d’alloro scolpite nella parte inferiore a sottolinearne l’importanza. Sulla lapide si legge che fu dedicata a Lorenzo Panepinto, appunto, nel primo anniversario del suo omicidio da una lega di contadini per ringraziarlo del suo impegno per liberarli da “servaggio economico millenario”. L’iscrizione parla anche di “piombo parricida”: per questi contadini lui era un padre.

C’è anche un monumento in marmo di Carrara in piazza Maddalena, la piazza antistante la Chiesa Madre del paese, sede dell’arcipretura: questo monumento, che rappresenta Lorenzo Panepinto in piedi, con una mano al petto e l’altra aperta, probabilmente in atto di parlare alla folla, fu fatto fare nel 75° anniversario della sua uccisione e collocato in un punto da cui è perfettamente visibile per chi esce dalla chiesa, ma anche per chi sale dalla vicina Villa Comunale e anche per chi, comodamente seduto ad un tavolo del bar, sta sorseggiando il suo aperitivo o gustando un gelato.

C’è una scuola là dove un tempo finiva il paese, in direzione di Bivona, in cui dal 1962 gli stefanesi trascorrono gli anni di passaggio tra la scuola elementare e l’istruzione secondaria superiore; inizialmente intitolata a Francesco Crispi, noto politico riberese, dal 1997 è divenuta sede degli uffici di presidenza dell’istituto comprensivo che, dal 2015, è stato intitolato al maestro Panepinto. Maestro nel vero senso della parola perché Panepinto fu maestro elementare e scrisse molto a proposito di pedagogia.

La cosa curiosa è che proprio Francesco Crispi, nel 1893, in qualità di primo ministro del governo italiano, fece sciogliere il Fascio di Santo Stefano Quisquina, fondato dal politico stefanese, al suo ritorno dagli Stati Uniti, per tentare di coalizzare i contadini stefanesi contro i latifondisti del tempo.

Sembra di capire che il paese si sia sforzato, negli anni, di mantenere la memoria di quest’uomo.

L’omicidio

La sera del 16 maggio 1911, in una sera particolarmente buia perché i lampioni erano spenti, due fucilate uccisero sul colpo Lorenzo Panepinto, davanti casa sua, mentre stava tornando dalla lega di contadini e operai che aveva fondato e che dirigeva.

Il processo si risolse in un nulla di fatto, nonostante la testimonianza oculare di Provvidenza Rumore, forse perché l’assassino, Giuseppe Anzalone, era figlioccio dell’allora ministro di Grazia e Giustizia Camillo Finocchiaro Aprile. I presunti mandanti non furono nemmeno giudicati perché le prove a loro carico furono considerate insufficienti.

L’opera

Ma chi fu Lorenzo Panepinto? Fu maestro elementare, pittore nel tempo libero ma fu, innanzitutto, un politico. Fin dal 1889 aveva iniziato a fare politica in consiglio comunale, eletto tra i democratici mazziniani ed anche successivamente dedicò la sua vita a dare alle classi più umili la possibilità di diventare indipendenti e contribuire in autonomia a migliorare le proprie condizioni di vita.

Non fu solo in questo: ebbe rapporti con importati personalità del tempo quali Bernardino Verro, di Corleone, e Nicola Alongi, di Prizzi, entrambi influenti sindacalisti ed entrambi morti per omicidio come Panepinto.

A 111 anni dall’omicidio ancora questi tre segni parlano di lui:  una lapide, una scuola ed un monumento.