Home Dintorni Maxi sequestro di patate contraffatte: è bivonese il commissario che ha coordinato l’intervento

Maxi sequestro di patate contraffatte: è bivonese il commissario che ha coordinato l’intervento

Sequestrata a Messina, presso il mercato ortofrutticolo, una tonnellata di patate di provenienza francese, spacciate per patate di Bologna dop. Ha coordinato l’intervento del Nucleo Regionale Agro alimentare e Forestale, con la collaborazione del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale di Reggio Calabria, il Commissario capo Marchetta Pietro Felice, che vanta origini sicane.

Marchetta infatti è nato a Palazzo Adriano, e risiede a Bivona, ha svolto i suoi studi a Palermo, conseguendo una laurea in Scienze Forestali e un Dottorato di Ricerca presso il Dipartimento di Agronomia Ambientale dell’Università di Palermo. Ha all’attivo anche un master in Scienze della Sicurezza Ambientale, conseguito alla Sapienza di Roma, e la specializzazione SISSIS.

L’attività investigativa coordinata da Marchetta ha portato alla scoperta di un box dove venivano spacciate per dop delle patate provenienti dalla Francia: l’autorità giudiziaria ha deferito due persone per contraffazione di segni distintivi e di indicazioni geografiche protette o denominazione di origine di prodotti agroalimentari; sequestrate, inoltre, una tonnellata di patate ed elevate sanzioni amministrative per 5 mila euro.

Da tale azione ha preso inoltre spunto un ulteriore approfondimento di indagine che ha interessato la ditta fornitrice delle patate francesi, che ha sede a Brindisi. La ditta è stata sottoposta a verifiche da parte del personale dei reparti del Corpo Forestale dello Stato in servizio nell’area pugliese. Anche a Brindisi sono state sequestrate migliaia di chili di patate e denunciate altre due persone.

Il Corpo Forestale dello Stato precisa che i prodotti sequestrati non sono dannosi per la salute ma sono comunque oggetto di una frode nei confronti dei consumatori che, pensando di acquistare un prodotto di altissima qualità, garantito da uno dei prestigiosi riconoscimenti della Comunità Europea (il marchio dop), portano invece sulle proprie tavole un anonimo prodotto estero di qualità inferiore.
Valentina Maniscalco

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