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Gioco d’azzardo e giovani: sempre più urgente un approccio educativo

I dati di una ricerca mettono in luce la relazione tra giovani e azzardo e soprattutto la scarsa consapevolezza sul gioco responsabile. Ecco perché occorre ripartire dalla scuola.

C’è un tema trascurato nel mondo dell’educazione e della scuola, normalmente molto attento a tematiche di attualità e contemporanee. E’ il rapporto tra giovani e gioco d’azzardo, approfondito di recente da una nuova ricerca condotta dall’Unità di Ricerca in Psicologia Economica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore insieme alla Fondazione FAIR.

Lo studio, intitolato «Gioco responsabile e giovani under 25: motivazioni, contesti e strategie di intervento», ha rivelato dati che non possono lasciare indifferenti le istituzioni scolastiche. Secondo l’indagine, approfondita dalla redazione di Giochidislots, quasi 2 milioni di giovani italiani tra i 18 e i 25 anni hanno giocato o scommesso denaro negli ultimi tre mesi, pari al 41% della fascia d’età. Il problema non è solo la diffusione del fenomeno, ma soprattutto la scarsa consapevolezza: appena il 51% degli intervistati conosce il concetto di “gioco responsabile”, e solo il 18% applica strumenti di autolimitazione. In molti casi, i ragazzi non percepiscono i rischi connessi al gioco, né riconoscono l’importanza di strategie di prevenzione.

Un campanello d’allarme che deve risuonare forte anche nella nostra regione, dove si spendono ogni anno oltre 3 mila euro in gioco online nella popolazione tra i 18 e i 74 anni secondo quanto riporta Federconsumatori. Una regione dove figurano ben 3 province nella top 5 nazionale per spesa pro capite: Siracusa, Messina e Palermo sono rispettivamente seconda, terza e quarta. Numeri che non lasciano fuori anche i piccoli comuni, come Patti, in provincia di Messina, dove addirittura si registrano picchi di 6 mila euro pro capite. Uno scenario, insomma, che sollecita la scuola ad assumere un ruolo centrale. Così come si affrontano temi come l’educazione digitale, la cittadinanza attiva o la prevenzione delle dipendenze, anche il gioco d’azzardo deve diventare oggetto di riflessione educativa. Inserire moduli di sensibilizzazione nelle attività scolastiche significherebbe fornire agli studenti strumenti critici per distinguere tra svago e rischio, tra gioco e dipendenza.

Lo aveva fatto, dieci anni fa, l’Azienda Sanitaria Provinciale di Enna, con un progetto, denominato “Just a Game”, che mirava proprio a prevenire il GAP, il Gioco d’Azzardo Patologico, e che vedeva la collaborazione di sociologi, psicologi ed educatori. Un’iniziativa che era finanziata dai fondi del Piano Sanitario Nazionale e che poi, come spesso accade, si è interrotta quando le basi economiche sono svanite. E invece sono più che mai necessari.

Come i progetti di educazione finanziaria, visto che il legame tra gioco e ricerca di denaro, spesso vissuto come un’occasione di riscatto sociale, è un ulteriore motivo per cui l’educazione scolastica deve intervenire. Aiutare i giovani a sviluppare un rapporto sano con il denaro e a leggere con spirito critico le false promesse del gioco d’azzardo rappresenta una sfida pedagogica di primo piano. Non si tratta solo di fornire informazioni, ma di allenare le competenze di vita: saper gestire l’impulso, valutare le conseguenze delle scelte, imparare a porsi dei limiti. Crescere, insomma, in un mondo in costante mutamento.