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390 anni dal martirio di San Giordano

I festeggiamenti

Ricorrono quest’anno i 390 anni dal martirio di San Giacinto Giordano Ansalone, avvenuto il 17 novembre 1634 a Nagasaki, in Giappone. La comunità di Santo Stefano Quisquina, che gli ha dato i natali, si prepara a festeggiarlo con un programma di celebrazioni che inizia oggi e si estenderà fino al 24 novembre.

Saranno presenti in paese i padri domenicani, di cui San Giordano era confratello, per una missione popolare che li porterà ad incontrare gli stefanesi, in particolare bambini, giovani e ammalati, e ad approfondire con loro alcuni aspetti delle complesse dinamiche sociali che il nostro tempo si trova a vivere, sempre con lo sguardo rivolto a Cristo e al suo messaggio.

Sabato 16 novembre la comunità di Raffadali si unirà a quella di Santo Stefano Quisquina per accogliere i padri domenicani in Chiesa Madre, alla presenza del Vicario Generale don Giuseppe Cumbo.

Il 17 novembre l’Amministrazione Comunale darà onore al suo santo concittadino offrendo l’olio per la lampada votiva che ogni giorno arde davanti alla cappella a lui dedicata in Chiesa Madre.

Martedì 19 novembre, giorno della festa liturgica, avrà luogo in Chiesa Madre la commemorazione del martirio di San Giacinto Giordano con una speciale Via Crucis a lui dedicata: le varie tappe aiuteranno a rievocare le fasi del processo e della tortura subita a causa della sua predicazione del Cristianesimo in un Giappone dominato da un regime estremamente conservatore e chiuso alle influenze straniere. I testi delle meditazioni sono stati curati da Rosella Spicola.

All’interno del programma sono presenti anche momenti dedicati alla devozione mariana e alla contemplazione dell’Eucaristia, in particolare una processione eucaristica che si svolgerà giovedì 21 novembre.

I padri domenicani daranno un particolare impulso culturale con degli incontri di formazione a proposito della condizione dei Cristiani in Giappone e delle dinamiche psicologiche e sociali dei social media.

 

Un missionario figlio della Quisquina

San Giacinto Giordano era nato a Santo Stefano Quisquina il 1° novembre 1598. Rimasto presto orfano di entrambi i genitori, era entrato nell’Ordine dei Predicatori, o padri domenicani, di cui esisteva a Santo Stefano un convento.

Dimostratosi brillante negli studi, fu mandato a completare la sua formazione a Salamanca, in Spagna, dove maturò in lui la vocazione a predicare la fede cristiana nelle lontane terre del Giappone. Dopo aver vinto molte resistenze da parte dei superiori, riuscì effettivamente ad unirsi ad una spedizione che lo portò prima a rimanere per un certo periodo in Messico, e poi nelle Filippine, dove imparò le lingue locali e si dedicò all’assistenza agli ammalati.

Giunto in Giappone si prese cura delle comunità cristiane locali, che vivevano in clandestinità a causa della durezza della persecuzione contro di loro voluta dalle autorità (la religione cristiana era infatti vista come un mezzo di infiltrazione da parte degli Occidentali). Fu catturato per puro caso insieme ad un confratello e sottoposto ad un processo sommario con numerose torture, allo scopo di fargli sconfessare la sua fede, ma il giovane montanaro fu più tenace.

Fu ucciso il 17 novembre 1634 dopo lunga agonia, ma le sue tracce non si sono perse e il suo culto sopravvive ancora non solo a Santo Stefano Quisquina, ma anche a Raffadali, in provincia di Agrigento, e nelle Filippine.